
di Ettore Maccopazza
Passai giorni a pianificare il mio viaggio, chiedendomi se seguire i passi di Strasser o se volare solo in Mauritania o provare a raggiungere Audaghost dal Mali, dove ero pratico del posto. In gioventù, quando era ancora legale comprare ed esportare antiche maschere africane, avrei passato del tempo tra Djenne e Bamako a cercare maschere Bamana, Dogon, Malinke e Senufo. E’ lì che ho trovato la maggior parte della mia prima collezione di maschere africane, alle quali, negli anni a venire, ho aggiunto maschere fatte a mano dai Baule, i Chokwe e i Guro.
Per un certo periodo ho maneggiato maschere provenienti da tutta l’Africa, ma ho sempre avuto una predilezione particolare per le maschere dell’Africa occidentale. [Non posso dire che le maschere dall’Africa occidentale siano più belle delle maschere fabbricate in altre parti del continente. Maschere bellissime vengono fatte a mano ovunque in Africa. Ma io prediligo quelle dall’Africa occidentale. ] Attirano il mio sguardo, parlano alla mia anima, [erano le maschere che amavo.]
Imparai a trovarle. Imparai ad averne cura e in tal modo imparai i loro segreti. Imparai a distinguerle, che non è sempre facile [come riconoscere le origini Bamana delle acconciature Chi Wara o le origini Dogon delle maschere di antilope e coniglio Dogon, rivelate, come sanno tutti, dai loro nasi stilizzati.] Ma feci il mio lavoro, pazientemente, imparando a distinguere non solo le diverse origini di maschere molto diverse tra loro, ma anche ad apprezzare le differenze appena visibili tra maschere quasi indistinguibili. [Dopo anni di apprendistato imparai a non confondere una Malinke con una Bamana o una Guro con una Senufo. Le maschere Senufo e Guro hanno talvolta la stessa forma, il naso è simile, la fronte è simile, ma mostrano più differenze nella forma della bocca e nel mento. E’ guardando questi dettagli che si può distinguere una Senufo da una Guro. E ci ho messo un po’ di tempo ad imparare ad apprezzare questi piccole, ma importanti, piccole differenze.]
Il mio interesse in maschere africane, nelle maschere dell’Africa occidentale, mi portò in Africa occidentale diverse volte. E ogni qualvolta mi trovavo in quella zona, ho sempre trovato una scusa per passare del tempo a Djenne, per godermi i suoi mercati, per visitare la Moschea e per cercare oggetti che potessero arricchire le mie collezioni. Sono stato in Mali varie volte. E ho acquisito familiarità con quelle zone. Ecco perché valutai di andare in Mali e cominciare il mio viaggio da lì.
Sto invecchiando e solo Dio sa per quanto tempo sarò ancora in circolazione. Avrò un’altra occasione di andare in Mali? Lo vedrò ancora? Vedrò ancora le stelle a Bandjiagara? Dormirò sulle rive del Niger? Ecco perché fu così difficile per me rifiutare una buona scusa per andare in Mali. E andare ad Audaghost era una scusa perfetta, potevo volare Bamako, passare lì un paio di giorni prima di andare ad Audaghost.
[“Sì”, pensai, “andrò prima in Mali e raggiungerò Audaghost da lì”.] Questo era il mio piano. O almeno così pensavo.
Ricevetti un’e-mail molto strana, diceva solo:
“So cosa stai cercando”
e nient’altro. A parte il fatto che l’e-mail era stata mandata da Leon A. Freecain, che era ovviamente uno pseudonimo. Leon A. Freecain era un nome che qualcuno aveva creato dal nome Leo Africanus e dal nome di un famoso gruppo per i Diritti Umani. Quindi avevo a che fare con qualcuno che aveva una qualche conoscenza di attivismo per i diritti umani, storia africana e storiografia. Ma come faceva a conoscermi? Come sapeva che stavo cercando qualcosa? E come sapeva che cosa stavo cercando?
“Che cosa sto cercando?”, risposi
“Qualcosa”
“Come lo sai?”
“Tutti cercano qualcosa”
“E come sai che cos’è quel qualcosa di speciale che sto cercando?”
“Lo so e basta”
“E se stessi cercando qualcuno di speciale?”
“No, sei troppo vecchio per quello”
“Come lo sai?”
“Hai un bell’aspetto ma hai passato i settanta”
“Come lo sai?”
“E’ parte del mio lavoro”
“Sei una spia?”
“Bè, anche se lo fossi non te lo direi”
“Giusto”
“C’è niente che puoi dirmi?”
“Dipende se fai le domande giuste”
“Posso chiedere se ti conosco?”
“No”
“Ok. Posso chiederti se devo viaggiare?
“Sì”
“Posso viaggiare in Africa?”
“No”
“No?”
“No”
“Dove dovrei andare?”
“Dovresti venire qui”
“Dov’è qui?”
“Qui è dove la notte accarezza l’Affrico”
“Affricus? Pensavo che Affricus fosse una volgarizzazione di Africanus. Sei sicura che non dovrei andare in Africa?”
“Sì sono sicura”
“E che cosa dovrei trovare in questo Affricus?”
“Affrico”
“Sì, Affrico”
“Non troverai niente in questo Affrico, troverai probabilmente qualcosa vicino all’Affrico”
“Qualcosa? Che tipo di cosa?”
“Un testimone”
“Un testimone?”
“Sì”
“Cosa intendi?”
“Qualcuno che vide cosa vide Strasser e cosa fece Strasser”
“Come sai di Strasser?”
“Non te lo posso dire”
“Dai!”
“Mi dispiace”.
E la mia nuova amica sparì così com’era comparsa sul mio schermo. E non mi lasciò altri indizi. [a parte il fatto che dovevo trovare qualcuno vicino a questo Affrico.]
Affrico è il nome di un vento e il vento è libero di andare dove vuole, poteva essere ovunque. Quindi un indizio poteva essere che quello che sto cercando è ovunque.
Che poteva essere plausibile dato che sto cercando i libri di Strasser che vendono milioni di copie e che devono essere quindi dappertutto. Ma inoltre so da Fritz che il libro di viaggio di Strasser non dice nulla di Audaghost e del Serpente Nero. Mentre Die Neuzeit, da quello che mi era stato detto, non indirizza a questioni magiche. Se Affrico è il nome di un fiume, ci sono talmente tanti fiumi con quel nome che non sono sicuro di come farò a trovare quello giusto. E inoltre, cosa dovrei trovare vicino al fiume? O piuttosto chi?
Decisi che dovevo ricevere un’altra e-mail da Leon, chiunque fosse.
“Sei lì? Forza, rispondimi, sei lì?”
“Sì”
“Ho una domanda”
“Sì”
“Chi sto cercando?”
“Dovresti saperlo, sei tu il ricercatore”
“Ma sto cercando tante cose”
“Forse è per questo che non hai trovato nulla”
“Ma mi sembra tutto così importante”
“Bé, ora sai che questo approccio non ti porterà molto lontano”
“Sì. Cosa dovrei fare?”
“Concentrati su ciò che è veramente importante”
“Come posso saperlo?”
“Sei un uomo intelligente, non sottovalutare la tua intelligenza”.
Non stavo sottovalutando la mia intelligenza. Avevo poca fede nella mia fortuna. Tutto ciò di cui avevo bisogno era un indizio. Sapevo che se solo avessi fatto una pausa, sarei stato capace di risolvere tutto questo mistero. Avrei potuto trovare il serpente, trovare il tesoro e scoprire perché Strasser era diventato così famoso all’improvviso. Ma avevo bisogno di un po’ di fortuna. Avevo bisogno di fortuna. Mi serviva una buona dose di fortuna. [Fortuna.]
One thought on “L’Esca: Capitolo 14”
Comments are closed.
Capitolo davvero interessante! Così tanti enigmi e domande – davvero, come si può capire cosa sia davvero importante?