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di Ettore Maccopazza

Se avessi avuto più tempo mi sarebbe piaciuto andare a Roma mangiare qualcosa all’Ambasciata d’Abruzzo a Parioli o all’Osteria dei Poeti vicino a via dell’Anima, ma non ne avevo il tempo.

Dovevo avere ancora tante risposte su Strasser, il Serpente Nero, Audaghost e, cosa più importante, dovevo tornare al lavoro. Era la prima volta che passavo tanto tempo senza lavorare. Nemmeno quando Rebecca era malata avevo trascurato così tanto il lavoro.

[E’ strano. Ma mi piace davvero il mio lavoro e se non lavoro mi sento un po’, e talvolta non solo un po’, in colpa. Devo lavorare per sentirmi bene con me stesso.] Decisi di tornare a New York e rimettermi a lavorare con la speranza di riuscire a continuare la mia indagine da là.

La visita da Grafin von Schlosser era andata bene dopotutto. Ne ero uscito vivo, avevo scoperto che alcune delle mie congetture erano corrette, che Strasser aveva davvero trovato qualcosa in Africa, che era diventato un uomo diverso e che era diventato un quasi fervente anti-fascista.

Quello che ancora non sapevo era che cosa aveva davvero trovato. Il serpente? Il tesoro? Entrambi? E, cosa ancora più importante, non sapevo come trovare queste informazioni mancanti.

Per un po’ avevo pensato che sarei dovuto andare in Africa per scoprire i segreti di Strasser, ma ora non ero più sicuro che fosse la scelta migliore. Forse i segreti di Strasser erano nascosti da qualche parte in Europa, ma dove? E come l’avrei scoperto? Non mi era molto chiaro.

Ma tutte queste domande non erano né le più urgenti né le più importanti. Chi era davvero Leon A. Freecain? Come mi aveva trovato? [E com’era riuscito ad avere il mio indirizzo e-mail?] Mi aveva indirizzato nella direzione giusta? Voleva davvero che trovassi informazioni su Strasser e scoprissi una verità nascosta da tempo? Mi aveva mandato là pensando che non avrei ottenuto alcuna informazione dalla vecchia signora? O con la speranza che venissi ucciso? O sperando che lei mi fornisse informazioni fuorvianti? [O per vedere quanto mi avrebbe rivelato?] Questa gente era un gruppo di nazisti che cercavano di mandarmi fuori strada o di vendicarsi con Strasser e la sua famiglia? O erano solo una banda di nazisti che cercava di impedire che venisse scoperta la verità su Strasser? Avevano paura che il grande e dinamico mercato dei libri di Strasser potesse crollare se le sue simpatie anti-fasciste fossero emerse? E c’erano loro dietro all’incredibile successo dell’opera letteraria di Strasser?

Non lo sapevo e non sapevo come trovare le risposte. Volevo solo tornare a casa e tornare da Rebecca. Mi sentivo solo e realizzai che avevo bisogno di un abbraccio. Avevo bisogno di Rebecca. Era stata la mia vita per buona parte della mia vita e vivere senza di lei era un’esperienza terribile. Provai la solitudine che avevo trovato una volta in un’antica poesia somala.

Tu eri lo steccato che stava tra la nostra Terra e i discendenti di Ali

(Ora alla tua partenza) sei il cielo che non dà pioggia mentre la foschia avvolge il mondo

La luna che non brilla più

Il sole sorto si spense

Le palme da dattero sulla via di Basra sradicate dai mari

Così diceva la poesia e così mi sentivo io, abbandonato, perso in una completa e fredda oscurità. Sì, avevo davvero bisogno di rimettermi in sesto. Era la prima cosa da fare nella mia lista. In realtà non è così. La prima priorità era tornare a New York e la seconda era prendere i biglietti per gli Yankees, ecco di cosa avevo bisogno per sentirmi meglio.

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