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di Ettore Maccopazza

Il mio viaggio nel Sud-Est Asiatico fu confortevole ma tutto sommato deludente. Arrivai a Singapore e passai qualche giorno al Raffles Hotel, mangiando più di quanto avrei dovuto e bevendo abbastanza Singapore Sling da rendere il camminare dritto una specie di sfida. In realtà non credo che il Singapore Sling sia così forte. Credo che non sia neanche lontanamente forte quanto l’Assenzio che io e Rebecca bevevamo a Venezia, ma se ne bevi uno dopo l’altro fai fatica poi a convincere le gambe a fare il loro dovere.

In ogni caso Singapore è un posto interessante per i collezionisti. Il mercato di arredamento antico è enorme. Ci puoi trovare cassettiere cinesi, cassapanche burmesi, porte indiane e tutte quelle cose tibetane che, quasi per miracolo, sono sfuggite alla rivoluzione culturale cinese. L’unico problema è che i prezzi a Singapore sono in media il doppio di quelli di Kuala Lumpur, e, per chi cerca di fare profitti  vendendo e comprando, la prima regola è comprare a basso prezzo. Se non si compra bene o per un prezzo ragionevole, non vale la pena comprare.

Ma molte persone sono incredibilmente capricciose. Vedono qualcosa che piace loro e non posso resistere all’impulso di comprarlo, senza tener conto del prezzo. O qualche volta si lasciano convincere a comprare cose a prezzi esagerati. Succedeva sempre con le maschere africane. Ero in Guinea Bissau con alcuni viaggiatori  italiani una trentina d’anni fa. Ero lì, ovviamente, per comprare delle maschere e per cercare dell’avorio africano nel mercato di Bissau mentre i miei compagni di viaggio erano lì per rompere gli accordi con funzionari statali e per fornire gli ospedali nazionali con nuova, e possibilmente utile, apparecchiatura e tecnologia medica. E dato che erano a Bissau, dove si possono trovare molte cose se si sa dove cercarle, decisero di comprare arte africana. E a metà degli anni Settanta c’era molta buona arte africana che poteva essere acquistata ad un ottimo prezzo. [L’anno prima avevo comprato una bellissima statua bronzea di Senufo di uno Stregone – una piccola statua che, trent’anni fa, era già considerata antica dagli abitanti del villaggio. Fu un buon acquisto e, nonostante vari amici e clienti mi avessero chiesto negli anni di venderla, non sono stato capace di farlo. E’ una piccola cosa talmente preziosa che me ne separerò solo quando morirò.

Ma questo non c’entra.] I miei compagni di viaggio decisero di comprare qualche oggetto d’arte e andarono in un negozio di antiquariato situato nell’hotel più esclusivo della città. Finirono per comprare delle maschere Senufo e Bamana o Bambara allo stesso prezzo a cui possono essere trovate, trent’anni dopo, nei migliori negozi di New York, Parigi o Bruxelles.

Per un collezionista di antiquariato Singapore è come uno di quei negozi nei lussuosi hotel africani. Trovi tutto ad un prezzo che non potrai mai recuperare. Così, nonostante sia stato bene a Singapore, devo confessare che da un punto di vista professionale il viaggio fu una leggera delusione. E la mia visita a Malacca, sfortunatamente, non andò meglio. Tutto ciò che trovai a Malacca furono brutte copie contemporanee dei pezzi che stavo cercando. Era possibile trovare i pezzi originali? Forse, ma le mie guide e i miei informatori non mi diedero i consigli giusti. E tornai a casa senza aver trovato un tesoro che potesse colmare la mia solitudine

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