
di Riccardo Pelizzo
Tutti sanno che lo sciacallo è il più furbo tra gli animali. Si sa infatti di come lo sciacallo abbia depredato il leone degli Eland che aveva cacciato, di come avesse convinto vari animali a cibarsi di nuvole, e di come fosse riuscito con l’inganno a tirare il collo di un airone.
Lo sciacallo, con la sua furbizia, sa ingannare tutti, inclusi gli amici.
Un tempo lo sciacallo era amico del sole con il quale aveva raggiunto l’accordo seguente. Quando lo sciacallo voleva che il sole splendesse, gli bastava sussurrare: ‘splendi, splendi’, mentre quando voleva le nubi o la pioggia, gli bastava dire: ‘nasconditi, nasconditi’.
Un giorno, un viaggiatore preoccupato che il tempo potesse cambiare, si imbatté nello sciacallo.
«Hai l’aria triste» disse lo sciacallo. «Cos’è che ti preoccupa?»
«Ho paura che il tempo cambi, ed io devo camminare ancora a lungo» rispose il viaggiatore.
«Non devi preoccuparti» riprese lo sciacallo. «Se tu mi dai quello che hai nella tua borsa, io ti assicuro che il tempo non cambierà.»
«Ma non posso darti quello che porto con me, perché se te lo cedessi, il motivo del mio viaggio verrebbe meno.»
“Allora mi puoi dare tre monete d’oro” disse lo sciacallo.
«Ma io di monete d’oro non ne ho mai vedute in vita mia» rispose il viaggiatore.
«Allora mi puoi dare il tuo pranzo» concluse lo sciacallo.
«Ma io mi nutro solo di datteri e frutta secca, che a te non piacciono» aggiunse il viaggiatore.
Non sapendo come farsi compensare, lo sciacallo disse: «se tu catturerai un’antilope o una quaglia, me la darai, e io in cambio ti darò un tempo soleggiato.»
Il viaggiatore accettò l’accordo. Si armò di arco e di frecce e andò a caccia. Poco dopo tornò con una quaglia.
Lo sciacallo lo ringraziò e non appena il viaggiatore riprese il suo cammino, intimò al sole: “splendi, splendi”. E il sole continuò a brillare nel cielo limpido.
Il giorno seguente un pastore si avvicinò allo sciacallo e gli disse che le sue capre stavano morendo di sete e che solo una pioggia abbondante le avrebbe potute dissetare. Lo sciacallo si fece dare una capra in cambio e quindi disse al sole: “nasconditi, nasconditi”. E non appena il sole si celò dietro le nubi, iniziò a piovere.
In poco tempo si sparse la voce che lo sciacallo comandava il sole e la pioggia, e delegazioni da tutti i villaggi venivano a chiedergli di far piovere o far splendere il sole, a seconda delle necessità. E lo sciacallo, adeguatamente compensato per i suoi servizi, di volta diceva: “nasconditi, nasconditi” o “splendi, splendi”. E il sole, obbedendo ai comandi dell’amico, che diventava di giorno in giorno più grasso e pasciuto, a seconda di cosa gli veniva richiesto, splendeva o si nascondeva.
Andò avanti così per settimane, fino a quando un re venne a chiedere allo sciacallo una bella giornata di sole per il matrimonio della figlia. Lo sciacallo disse: “splendi, splendi”. Ma il sole, stanco di splendere a comando, andò a nascondersi. Il matrimonio fu rovinato dalla pioggia, il re promise di vendicarsi, e così lo sciacallo, oltre all’amicizia del sole, perse anche la sua reputazione.
Per aver cercato di essere il più furbo di tutti e di approfittarsi della generosità degli amici, lo sciacallo si ritrovò solo e con la fama di gran bugiardo. Ed è per questo che ancor oggi viene evitato da tutti gli animali.
One thought on “LO SCIACALLO”
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Chi costruisce l’inganno troppo a lungo, prima o poi ne diventa vittima.