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by Ettore Maccopazza

Nonostante il fatto che la famiglia di Rebecca fosse stata decimata dalla furia nazista, e che noi dovemmo abbandonare la nostra comoda casa a Vienna per cercare rifugio negli Stati Uniti, il ritorno dei nazisti, per quanto spiacevole, era una cosa con cui potevo fare i conti. Era come se non avessi mai smesso di pensare che sarebbero tornati.

Il governo americano aveva permesso ad alcuni di loro di ritirarsi in America Latina, dove era loro permesso di sopravvivere come entità politica, perché le loro abilità potevano essere utilizzate nella guerra con i Soviet. Ad altri nazisti era stato concesso di cercare rifugio sotto Franco, in Spagna. Altri andarono in Medio Oriente e nell’Estremo Oriente, mentre alcuni riuscirono ad integrarsi in società democratiche del dopoguerra. L’Europa non era mai stata del tutto denazificata.

Il processo di denazificazione aveva a malapena toccato l’Austria. Lasciando da parte il Partito Liberale Austriaco che aveva evidenti legami con i precedenti nazisti, l’apparato nazista era parte integrante della società austriaca e dell’establishment. La presenza di gruppi e di intellettuali di sinistra a Vienna era controbilanciata dall’esistenza di una rete piuttosto estesa di aristocratici neri. Per alcuni l’affiliazione con il regime nazista era qualcosa da nascondere, ma non per tutti. E l’affiliazione con il regime nazista non era mai vista come un vero problema da chi tentava di fare carriera in politica.

Effettivamente il precedente Presidente austriaco era stato un nazista in gioventù. I nazisti erano dappertutto. Erano sempre stati dappertutto. L’antisemitismo non era scomparso con la fine del secondo conflitto mondiale.

Potevo essere sorpreso dall’onda di antisemitismo che stava dilagando nel vecchio continente? [No! Potevo essere sorpreso] O dal crescente antisemitismo in Medio Oriente dove il gruppo di guerriglia militare e paramilitare era stato addestrato dai nazisti negli anni? [No! Potevo essere sorpreso] O dalle affermazioni antisemite di fanatici religiosi, quando una crescente porzione di popolazione americana crede che trame terroristiche fossero organizzate dagli Ebrei per incitare l’Occidente a reprimere le società arabe? [No!] Il pubblico americano stava diventando sempre più antisemita e utilizzava il Protocollo del Learned Elder di Zion per giustificare le sue posizioni antisemite. Potevo essere sorpreso dal fatto che in un mondo così i nazisti erano tornati, e alcune delle loro idee avevano acquisito credito con e senza le società occidentali? Non potevo di certo essere sorpreso. Ciò che avrei potuto trovare sorprendente era il fatto che ci avessero messo così tanto tempo per riunirsi e tornare. Trovai sorprendente che fossero rimasti tranquilli per tutta la Guerra Fredda. C’erano molte cose che potevano sorprendermi ma non il loro ritorno. Per quello ero stato sempre preparato.

Non ero affatto preoccupato dei nazisti. Sapevo che bisognava fare qualcosa per combatterli, [Sapevo che bisognava fare qualcosa] per fermarli. Sapevo che dovevo pensare a qualcosa che ancora non avevo chiaro in mente – forse un piano di fuga o una denuncia del ritorno nazista. Ma quello non mi preoccupava. La mia mente era in un certo modo staccata da questo spiacevole stato delle cose e seguiva altre domande. Seguivo le mie fantasie, ma tra tutte le cose che continuavano a tornarmi alla mente, una in particolare continuava a catturare la mia attenzione con crescente insistente: la caverna!

Era nelle caverne che i primi viaggiatori africani avevano lasciato le tracce dei loro viaggi. Nelle caverne avevano lasciato le istruzioni di come trovare le oasi nel deserto. Sui muri delle caverne erano state dipinte le mappe trans-sahariane. Le caverne erano una vera e propria fonte d’informazione. Alcuni dei segreti più sconosciuti dell’Africa erano racchiusi nelle caverne e dovettero essere rivelati. I segreti di Strasser erano probabilmente nascosti in qualche caverna e io avrei dovuto trovarle e scoprire che cosa gli era successo, che cosa era successo nei suoi viaggi e che cosa era successo al Serpente Nero.

Solo allora realizzai quanto si era sbagliato Platone. Platone, che aveva fornito una giustificazione filosofica per regole non democratiche, società chiuse e regimi totalitari, ci aveva mentito fin dal principio. Nel mito della caverna, nel Settimo libro della Repubblica, aveva dibattuto la vita nelle caverne come la vita di quelli che, come avrebbe poi detto Kant, vivevano in una condizione minoritaria, una condizione in cui la razionalità non era ancora stata raggiunta, in cui i popoli non avevano ancora visto la luce. Era divertente a pensarci. I filosofi dell’Illuminismo avevano completamente frainteso Platone. Loro credevano a Platone. Loro pensavano veramente che coloro che potevano liberarsi dalle catene dell’ignoranza, come diceva Platone, avrebbero potuto scappare dalle caverne ed essere illuminati. La luce era fuori dalle caverne, la caverna era un posto di oscurità ed ignoranza. Non avevano mai realizzato né sospettato che Platone potesse avergli mentito dall’inizio. Avrebbero dovuto immaginare che qualcuno che non ha mai messo per iscritto nessuna delle sue dottrine, non avrebbe mai rivelato la verità nei suoi scritti. Platone disse che l’illuminazione era fuori dalla caverna, mentre probabilmente era vero il contrario. Forse Platone voleva trarre in inganno i suoi lettori. In ogni caso la verità, qualunque fosse la verità che Platone cercava di nascondere, era nella caverna. Il Serpente Nero era in tutta probabilità nella caverna e io lo dovevo trovare. Platone era un imbroglione, non avevo dubbi. Perché non se n’era accorto nessuno? Non era del tutto ovvio? L’idea che dovremmo simulare dissimulando e dissimulare simulando era stata erroneamente attribuita ad Aristotele. Forse Aristotele scrisse qualcosa seguendo questa linea nella Poetica, sebbene la mia memoria non abbia mai ritrovato un passaggio del genere, ma ovviamente tale linea, tale passaggio non poteva essere originariamente A

aristotelico. Era chiaramente platonico. Aveva l’odore, il colore, la forma, il sapore della tipica bugia platonica. [Era una bugia. Tutto quello che Platone aveva detto era una gigantesca bugia, un’infinita quantità di bugie e visto che l’uomo era totalmente incapace di dire la verità, deve aver mentito anche nella Repubblica, deve aver mentito a proposito della caverna. Mi era chiarissimo. [Platone aveva mentito, la caverna conteneva tutti i segreti e io dovevo trovarla]

Decisi di tornare a New York a prepararmi per un esplorazione in Africa. L’anti-platonismo sarebbe stato la mia guida, la mia luce e costante ispirazione. [“Ti odio Platone”, pensai, e] Con questo pensiero ossessivo in mente cominciai a sviluppare il mio piano.

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